Woolaroo è un esperimento open source di Google Arts & Culture che permette di scoprire alcune delle lingue che rischiano di scomparire: utilizzando la fotocamera del telefono si possono tradurre istantaneamente gli oggetti nelle lingue autoctone.
Le lingue che permette di scoprire Woolaroo sono:
- Siciliano
- Greco Calabrese
- Creolo della Lousiana
- Yiddish, la lingua degli ebrei dell’Europa Centrale e Orientale
- Maori, lingua parlata dagli indigeni della Nuova Zelanda
- Yang Zhuang, parlato in Cina
- Nawat, derivata dall’atzeco e parlata in El Salvador
- Rupinai, dall’Isola di Pasqua
- Berbero, lingua dell’omonima popolazione autoctona del Nord Africa
- Yugambe, parlata in Australia nel Queensland e nel Nuovo Galles del Sud.
Come si usa Woolaroo?
La nuova piattaforma Woolaroo, una delle ultime novità in casa Google, è davvero facile da usare. Basta scattare una foto di un oggetto o caricarne una che si ha già a disposizione per vederle tradotte in tempo reale. In seguito si può salvare l’immagine tradotta, condividerla o fare un altro tentativo. Woolaroo è stata lanciata il 5 maggio ed è raggiungibile sia dall’app Arts & Culture (per iOS e Android) che direttamente sul web.
Realizzato con Google Translate e la tecnologia Cloud Vision utilizza un machine learning avanzato per riconoscere gli oggetti nelle foto e tradurli in tempo reale. Infatti Google Cloud Vision API carpisce informazioni dettagliate tramite l’ultilizzo di AutoML: è così che Woolaroo riesce a classificare velocemente le immagini in innumerevoli categorie predefinite.
La traduzione si basa sull’oggetto chiave nell’immagine. Se vengono rilevati più oggetti, è possibile scorrere e selezionare quale si preferisce tradurre.
Perchè avevamo bisogno di Woolaroo, l’ultima novità di Google
In un mondo dove esistono oltre 7000 lingue e quasi 3000 sono a rischio estinzione, la soluzione di Google Arts & Culture contribuisce alla realizzazione di uno strumento interattivo che pruomova le lingue.
In un suo post, Ian Pattison, Head of Customer Engineering, Retail, CPG & Travel, UK&I, spiega che durante la prima fase di sviluppo dell’applicazione, i team di Partner Innovation e Google Arts & Culture hanno lanciato un appello a Google per scoprire quali erano lingue meno conosciute parlate dai dipendenti. Grazie all’intervento di alcuni madrelingua, inoltre, sono stati creati vocabolari revisionati dalle istituzioni partner per garantire che le traduzioni fossero coerenti e corrette.
Woolaroo essendo un open source permette a qualsiasi persona e organizzazione di utilizzarlo per supportare le lingue in via d’estinzione e aggiornarle regolarmente, tramite feedback, per riflettere ciò che le popolazioni locali vogliono includere.
Non ci resta che immergerci in questo nuovo e preziosissimo dizionario fotografico ed iniziare a diffondere Woolaroo.