La diffusione del greenwashing è un fenomeno che ha influito negativamente sulla percezione dei consumatori riguardo alle aziende sostenibili. Secondo recenti dati, infatti, oltre il 40% delle aziende che si autodefiniscono “green” in realtà utilizza questa narrazione solo per scopi pubblicitari, confondendo così i consumatori e ingannandoli riguardo alle loro pratiche effettive.
L’EU contro obsolescenza programmata e Greenwashing
Questa situazione ha creato danni significativi che rallentano il processo globale verso la sostenibilità. Mentre le aziende si presentano come ecologicamente responsabili, continuano ad inquinare e a contribuire al degrado ambientale. L’effetto è che i consumatori si affidano a queste aziende nella speranza di fare una scelta più sostenibile, solo per scoprire in seguito di essere stati ingannati.
Per affrontare questa diffusa pratica di greenwashing, l’Unione Europea ha introdotto una nuova normativa finalizzata a contrastare le comunicazioni ingannevoli nel settore green. Questa legislazione, conosciuta come “Green Claims”, è entrata in vigore a partire da marzo e richiede alle aziende che dichiarano di essere sostenibili di fornire prove concrete a supporto delle loro affermazioni.
Al fine di rafforzare ulteriormente queste misure arriva la proposta dell’eurodeputata croata Biljana Borzan prevede modifiche specifiche alle direttive sulla pratica del commercio sleale e sui diritti dei consumatori. Queste proposte mirano a garantire una maggiore trasparenza e responsabilità nel settore, contribuendo a smascherare il greenwashing e ripristinando la fiducia dei consumatori nelle aziende realmente sostenibili.
Le nuove misure
L’obiettivo principale di queste nuove misure è porre fine a questo fenomeno dannoso che ostacola la transizione ecologica globale. Il marketing green ingannevole verrà smascherato, consentendo ai consumatori di fare scelte informate e di ripristinare un rapporto di fiducia con le aziende. È essenziale eliminare la percezione diffusa che il greenwashing sia una pratica comune, poiché questo disincentiva gli acquirenti a optare per prodotti e servizi sostenibili.
In questo senso la Commissione europea sta proponendo una serie di misure volte a porre un freno alle pratiche di greenwashing. In particolare, si prevede di introdurre regolamenti più rigorosi per contrastare l’obsolescenza programmata e garantire che i prodotti abbiano una maggiore durata nel tempo. Saranno vietate le indicazioni fuorvianti riguardanti il clima e la protezione dell’ambiente, e le imprese non potranno etichettare i loro prodotti come sostenibili, naturali o rispettosi dell’ambiente senza fornire prove dettagliate a supporto di tali affermazioni.
I consumatori avranno il diritto di essere informati preventivamente su eventuali restrizioni alla riparazione di un prodotto prima di effettuare un acquisto. Inoltre, si sta considerando l’introduzione di una nuova etichetta che indichi sia la durata della garanzia prevista per legge, sia quella delle eventuali estensioni di garanzia offerte dai produttori.
Le aziende europee saranno chiamate a fornire prove scientifiche per garantire che le etichette eco, bio o a ridotta impronta climatica sui loro prodotti siano veritiere, affidabili e comparabili in tutto il continente. L’obiettivo di queste misure è tutelare i consumatori e sostenere gli operatori economici impegnati nell’accelerazione della transizione verso una economia verde.
Attualmente, la procedura di negoziazione tra il Parlamento europeo e i 27 Stati membri è in corso per definire il contenuto e la formulazione definitiva della direttiva, dopo che il Consiglio dell’UE ha adottato il mandato negoziale. Ciò significa che presto verranno definite le regole finali che garantiranno una maggiore responsabilità e trasparenza nel settore del green marketing in Europa.