In questo momento di iperconnessione, offrire agli utenti un’esperienza di navigazione diversa, che riesca a coinvolgerli a 360 gradi, risulta fondamentale. Peppe Sirchia, esperto di Ux Design e innovazione e docente di diversi master prestigiosi, ci dà il suo punto di vista sull’esperienza dell’utente e sul futuro dei Business digitali post Coronavirus.
Chi è uno Ux Designer, quali sono le differenze con un grafico o un semplice designer e perchè questo ruolo è di fondamentale importanza?
Il mondo del design è un macro sistema composto da tantissime professioni. Un designer è letteralmente un progettista. Esistono quindi figure come il Visual Designer, il Product Designer, il Service Designer, etc… Tutti sono accomunati da un approccio simile basato sulla ricerca, sui dati e, come nel mio caso, nel mettere le persone al centro del progetto.
Lo Ux Designer si occupa principalmente della progettazione dell’esperienza che vive una persona quando si avvicina ad un brand, ad un prodotto e ad un servizio. Progettare l’esperienza significa uscire fuori dal solo valore funzionale ed entrare nella sfera emotiva e nel contesto in cui avviene l’interazione.
Quanto incide l’esperienza dell’utente sulla creazione e sull’idea di design di partenza?
Per ovvie ragioni di convenienza potrei rispondere: è fondamentale! Ed in effetti è così. Le abitudini delle persone sono cambiate e c’è molta attenzione al concetto di esperienza che si tratti di una capsula di detersivo da mettere in lavatrice o che si tratti del servizio in ambito ristorativo.
La progettazione dell’esperienza e, prima ancora, la ricerca sugli utenti, che i designer devono effettuare in fase di avvio del progetto, danno un senso al progetto stesso e possono far emergere criticità progettuali importanti come, ad esempio, una value proposition errata.
Anticipo una domanda: si, è capitato che in fase di ricerca siano emerse complicazioni talmente ampie da far venire meno il senso stesso del progetto. In alcuni casi siamo riusciti a trovare una nuova proposizione di valore in altri si è deciso, insieme al cliente, di abbandonare.
Cosa immagini per il futuro dei business digitali post Covid?
Nessuno lo può sapere con certezza adesso. Io sono un inguaribile ottimista e – sembra terribile dirlo – penso che questo periodo potrebbe anche essere un’opportunità. Perché sia così ci vorrebbe una visione condivisa – e quindi una programmazione condivisa – che, purtroppo, oggi in Italia non c’è.
Ma vorrei stimolare una riflessione emersa durante una live su instagram qualche giorno fa: il Covid è stato un acceleratore imponente. Ha costretto la società a fare cose che, con molta più naturalezza, avrebbe comunque fatto tra cinque o sei anni. Si pensi allo smart working, all’utilizzo di strumenti di video conferenza, alla didattica e alla spesa online, alla maggiore consapevolezza sulla sostenibilità.
Saremmo arrivati a questo punto lo stesso, ma gradualmente, invece lo abbiamo fatto in pochi giorni. Oggi vedo una concreta fusione tra fisico e digitale, dove il digitale è tornato ad essere un abilitatore di interazioni. Non lo strumento ma il mezzo su cui si possano costruire strumenti utili alla gente, ad una società che spera di riavvicinarsi e alle città che dovranno essere inevitabilmente riprogettate.
Ha partecipato all’iniziativa dell’ Alfabeto Pandemico, quali parole ha scelto e perchè?
Alfabeto Pandemico è un progetto che nasce da una costituenda rete di attivatori di spazi ibridi: culturali e sociali. Il distanziamento sociale ci ha imposto di fermarci a pensare sul come la nostra vita cambierà e con essa il significato che diamo alle cose e quindi alle parole. L’idea dell’alfabeto era quella di cristallizzare questi significati e farne testimone del periodo che stiamo vivendo.
Non abbiamo scelto le parole, sono loro che hanno scelto noi. Abbiamo deciso sin dal primo giorno di creare uno strumento partecipativo, aperto a tutti. Oggi sono più di 700 le parole e le visite al sito sono decine di migliaia. Siamo felici del risultato e sentiamo la responsabilità di essere custodi di queste parole che vogliamo restituire alle persone perché, questo nuovo lessico, è patrimonio di tutti.
Per scoprire tante altre informazioni sull’esperienza dell’utente l’ 8 Maggio dalle 15 alle 17 Peppe Sirchia terrà il workshop “Ux Design e futuro del lavoro“, un imperdibile appuntamento per tutti i professionisti del mondo digitale e per gli imprenditori che vogliono offrire ai propri clienti un’esperienza di navigazione innovativa.