Il mondo del lavoro si sta sempre più digitalizzando; dalle aziende ai liberi professionisti, dalla vendita di prodotti alla fornitura di servizi, il fenomeno migratorio è avvenuto nel giro di qualche settimana trascinando con sé anche i navigatori meno avvezzi al sistema.
La distanza sociale ha dovuto inevitabilmente azzerare tutte le occasioni di incontro e ancor più di assembramento nei luoghi pubblici delle nostre città.
A farne le spese più di tutti, il settore dell’intrattenimento. Bar, hotel, ristoranti, cinema, discoteche, teatri, più che un lockdown un Knock Out totale!
È possibile far combaciare l’intrattenimento con il distanziamento?
Il problema è proprio questo ma sono tantissime le soluzioni creative che si stanno delineando nell’ultimo periodo.
Per il cinema, si avanzano proposte di riconvertirsi dove possibile al Drive In.
Per quanto riguarda i teatri, da quando è iniziata la quarantena molti hanno iniziato a trasmettere in streaming estratti di opere, skatch e monologhi. Attori hanno iniziato ad entrare nelle case dei fan attraverso dirette sulle loro pagine social. Compagnie teatrali hanno condiviso in rete i filmati dei loro spettacoli.
Teatro Online: si o no?
Sul fenomeno del Teatro online gli addetti ai lavori, la critica e l’opinione pubblica, si è divisa in due: da un lato chi ritiene sia giusto mantenere vivo il contatto tra il mondo del teatro ed il suo pubblico; dall’altro chi sostiene che questo per sua natura non può finire sullo schermo altrimenti smette di essere teatro per diventare qualcos’altro.
A questo si aggiungono altre considerazioni.
La vicinanza fisica ed emotiva tra attore e spettatore, determina uno scambio reciproco di emozioni e di energia essenziale alla natura stessa di questa espressione artistica che il teatro è, senza il quale l’esperienza muta completamente.
Altri mettono poi in discussione l’aspetto della gratuità, sostenendo che sia ingiusto offrire gratuitamente qualcosa che altri utenti precedentemente hanno pagato, e che cosi facendo si corre il rischio di disabituare il pubblico al prezzo del servizio, rischiando di compromettere il settore definitivamente.
È difficile trovare una risposta universalmente valida, e come spesso accade tutte le posizioni hanno delle ragioni valide a sostegno.
Chi avrà scelto la strada più giusta ce lo dirà l’evolversi dei fatti. Perché se torneremo velocemente a quella che ricordiamo come normalità pre quarantena, allora tutto tornerà come prima e riaffolleremo i foyer del teatro, saremo tutti in fila al botteghino e urleremo a squarciagola ai prossimi concerti.
Se, però, ci vorrà ancora del tempo, un tempo lungo, quanto basta perché ci si abitui ad nuova normalità che ci sembrerà normale, ed allora dovremmo rassegnarci all’inevitabile, tutto dovrà mutare per adattarsi, che piaccia o no, a quel cambiamento che sarà già avvenuto.