Alla fine degli anni Sessanta, in piena rivoluzione sessuale, quando i costumi e le abitudini dell’intera società si accingevano a cambiare per sempre, la Piaggio spiazza tutti con una campagna dal messaggio giovanile ed anticonformista: Chi Vespa mangia Mela!.
Un claim audace e trasgressivo per l’epoca, che lancerà il termine vespare , entrato per sempre a far parte del vocabolario degli appassionati, ed usato ancora oggi per indicare tour e gite fuori porta in sella alla due ruote.
Nella campagna del ’69, però, il verbo vespare, associato al frutto del peccato, lasciava intendere un significato più hot e divenne per i ragazzi, infatti, sinonimo di petting in sella al mezzo.
Il gioco di parole (che da sostantivo diventa verbo) presta il fianco a mille allusioni e si diffonde sempre più tra i giovani, target preso di mira dall’azienda, entrando di prepotenza a far parte dello slang di quei tempi.
Nel marchio la mela è raffigurata morsa su due lati, chiara allusione sessuale per l’associazione al frutto proibito e chissà magari anche al gioco che la vede sospesa tra due bocche.
Ai più tecnologici il marchio dello spot potrebbe ricordate un’altra mela, quella della Apple, che però è apparsa sulle scene, udite, udite, un decennio più tardi, quando Steve Jobs affidò ai suoi designer il compito di svecchiare il logo originario raffigurante Isac Newton sotto un albero.
Che Rob Janoff, il graphic designer che se ne occupò, si fosse ispirato a quello della Vespa Piaggio, apparso nello spot dieci anni prima, è ovviamente un nostro “cattivo pensiero”… però chi di voi per una attimo non ci ha pensato?
Copiato o no, il logo Piaggio caratterizza uno spot intramontabile che mai ci stancheremo di guardare, fotografia di un’icona che rappresenta per tutti noi ricordo di epoche, momenti, estati, paesaggi del cuore e della memoria, intramontabili come la Vespa.